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APPUNTI DI VIAGGIO
Amo l’arte, trovo ancora interessante visitare le mostre e le rassegne in galleria, ma soprattutto amo il web, tutto ciò che vi è dentro, ormai è una condizione irrinunciabile a chi si occupa e cerca di diffondere l’arte. Non essendo succube del diritto d’autore e delle funeree biblioteche intese come archivi statici di conservazione della cultura ufficiale, sono attratto immensamente dalla comunicazione in tempo reale dentro e fuori il villaggio globale. Da qui nasce l’interesse profondo alla dimensione virtuale con la creazione e la “messa in opera” dello Spazio Ophen Art Gallery e del Bongiani Ophen Art Museum.
Ecco chiarita la realizzazione delle mostre interattive progettate via Web che io faccio e anche la conseguente presentazione di una raccolta che seppur incompleta di testi critici e recensioni scritti in più di un ventennio di lavoro che oltretutto risultano ancora attuali e profetici. Testi che ho formulato nel tempo, suddivisi per autori, per dibattito e anche per strategia poetica. Poi vi sono i testi recenti al fuori di una inutile classificazione di tendenza e di parrocchia, dedicati ai più importanti artisti contemporanei, i miei artisti, quelli che io amo, i miei compagni di strada e di vita, Insomma, quasi una raccolta e una collezione ideale dei desideri che si trasforma nel web da archivio privato dei miei pensieri a straordinario archivio globale libero e profondamente democratico.
Per caso o forse per necessità mi ritrovo ad essere oggi un interlocutore autosufficiente, un pò artista, blogger, poeta, gallerista, e forse, lucido osservatore del nostro presente.
Bongiani Arte Contemporanea
IL NUOVO MUSEO VIRTUALE ITALIANO
Il Bongiani Ophen Art Museum è il nuovo museo on-line di Arte Contemporanea. Un nuovo spazio espositivo creato e diretto da Sandro Bongiani & Giovanni Bonanno in continua evoluzione che presenta un’ampia scelta di artisti in “Permanenza Virtuale Con/Temporanea”, è un’opportunità unica per tutti coloro che vogliono godere la qualità e l’emozione dell’arte contemporanea. Il Museo Virtuale Italiano di Arte Contemporanea non ha spazio fisico ed è visibile 24 ore su 24.
Movement: Contemporary Art | Art Moderne | Photography | Mail Art Salerno, Italy Address: Via S. Calenda 105 84126 Salerno (Italia).Phone: 089 56 48 159 Fax: 089 56 48 159
Contact-Directors/Staff– Sandro Bongiani & Giovanni Bonanno
e-mail:
bongiani@alice.it / bongiani@libero.it
www.collezionebongianiartmuseum.it | www.ophenvirtualart.it
https://ophenartecontemporanea.wordpress.com/
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Pavilion Lautania Virtual Valley / Spazio Ophen Virtual Art Museum
Carl T. Chew – RCBz – Reid Wood
IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances Two
Tre proposte internazionali indipendenti con un testo di Sandro Bongiani presentate in contemporanea con la 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 e in occasione del decennale dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery.
Inaugurazione lunedì 25 agosto 2019 ore 18:30
from 25 augustto 21 november 2019
Domenica 25 agosto alle ore 18.30 lo Spazio Ophen Virtual Art Museum è lieta di inaugurare IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances Two, tre personali dedicate a tre artisti di confine “marginal attivi” presentati negli spazi del Pavilion Lautania in contemporanea con la 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019. Le rispettive mostre sono accompagnate da un testo critico di Sandro Bongiani e sono visitabili fino al 21 novembre 2019.
Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 58° Biennale di Venezia 2019, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e collaterale presso il “Pavilion Lautania Virtual Valley” a Carl T. Chew, RCBz e Reid Wood, tre artisti americani nati nel 1948 che riassumono compiutamente il lavoro di una ricerca marginal-attiva ch’è iniziata con Shozo Shimamoto, G. Achille Cavellini, e poi proseguita con altri diversi artisti, tra cui Ryosuke Cohen, Carl T. Chew, RCBz e Reid Wood. In linea con il tema generale “May You Live In Interesting Times” della 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 che indaga sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, con una lettura della realtà osservata da più punti di vista, fra modi diversi di interpretare il mondo.
Per questo secondo evento internazionale vengono presentati 24 opere ciascuno dei tre artisti americani, in tre sale personali diverse con la carica metafisica e la condizione visionaria delle cose raccontata da Carl T. Chew, dal mistero dell’oggetto ansioso, dal mondo insostanziale e dai luoghi inoggettivi diventati “non luoghi” di Reid Wood, oppure, dall’intervento spesso dissacratorio e poetico tra fantasia, realtà e storia dell’arte dell’artista RCBz. Sono particolari riflessioni che gli artisti fanno oggi in questo anestetizzato contesto sociale carico di grande incertezza e disumanità in cui si confezionano spesso ingiustizie che certificano il disprezzo assoluto per la condizione umana. Sia Carl T. Chew che RCBz e Reid Wood lavorano utilizzando la fotografia e la stampa digitale approdando al teatro dell’essenza e dell’eterotopia trascorrente, tra spazio esteriore e spazio mentale divenuto accadimento e essenza poetica del “non-luogo.” Le opere ancora poco conosciute al grande pubblico dei tre artisti nascono dal bisogno di collocarsi al di là di un confine, in un’area di ricerca “marginale” capace di definire e porsi in forma alternativa alle ricerche ripetitive prodotte dal sistema ufficiale dell’arte. Un’invenzione giocata a tutto campo su “universi possibili”, intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro che nella dimensione creativa e mentale suggeriscono nuove possibilità di ricerca, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Permane in loro la proposta convincente di una ricerca volutamente di confine in un particolare campo di azione svolto tra fotografia e rappresentazione poetica, come spartiacque al modo omologato e spesso monotono proposto dal sistema istituzionale dell’arte.
Si ringrazia l’Archivio Carl T. Chew di Seattle, L’Archivio RCBz del Minnesota, l’Archivio Reid Wood di Oberlin, (Usa) e la Collezione Bongiani Art Museum di Salerno (Italy) per aver permesso la realizzazione di questo secondo importante appuntamento internazionale.
L’essenza in/oggettiva del reale / L’arte di confine a margine di un sistema.
(The essence in/objective of the real / The border art in the margins of a system).
Per Carl T. Chew, RCBz e Reid Wood vi è l’attenzione a una pratica non monoculare che si propone di raccontare quel che accade non smettendo – per dirla con Michel Foucault – di comprendere il mondo e il funzionamento di certi discorsi all’interno della società. Ciò accade con il pensiero attivo marginale, in un’area di ricerca che preferisce collocarsi al di fuori dai circuiti ufficialmente deputati all’arte, preferendo i processi, e il dialogo in un fluire di esperienze e accadimenti senza impedimenti e costrizioni. L’attività di questi tre artisti rimane una forma di marginalità attiva dentro il magma caotico del sistema creando nuove azioni di creatività resistente. Nella visione di Foucault come di Henry Lefevbre, le eterotopie sono luoghi altri di contestazione in cui viviamo, luoghi reali ricchi di possibilità. Le eterotopie inquietano perché minano le certezze nel tentativo di dare un senso alla vita quotidiana. L’arte marginale o di confine come propriamente deve essere definita non significa semplicemente essere periferica a qual cosa, la sua collocazione a qualcosa di nascosto svincolato da un centro diventa flusso magmatico di pensiero in grado di declinarsi in forma ambigua e eterea. Stare ai margini di un sistema, significa quindi condividere uno spazio di nuove possibilità che si insinuano nel quotidiano creando nuove relazioni in un processo di mobile posizionamento e di combinazione dell’esistente. Nella conferenza tunisina “Des espaces autres” del marzo del 1967 Foucault articolava Il sesto principio insistendo sulla funzione propria dello spazio eterotopico nel suo correlarsi allo spazio esteriore, sia nella forma dell’illusione sia nella forma della compensazione. Rimane sottinteso che l’eterotopia, inizialmente forgiato sul modello del concetto di utopia, rimane il suo simmetrico contrario, designando luoghi aperti e reali mentre le utopie indicano passivamente ambienti privi di localizzazione effettiva. Foucault contrappone le utopie alle eterotopie scrivendo: «Le utopie consolano mentre le eterotopie inquietano perché minano segretamente il linguaggio, contestano i luoghi comuni correlandosi allo spazio esteriore sia nella forma dell’illusione sia nella forma della compensazione. Nella conferenza tunisina del 67’ Foucault chiudeva tale contributo sulle eterotopie con queste parole: “la nave è un frammento di spazio galleggiante, un luogo senza luogo, che vive per se stesso, che si autodelinea e che è abbandonato, nello stesso tempo, all’infinità del mare e che, di porto in porto, di costa in costa, si spinge fino alle colonie per cercare ciò che esse nascondono di più prezioso nei loro giardini, comprendete il motivo per cui la nave è stata per la nostra civiltà il più grande serbatoio d’immaginazione. La nave è l’eterotopia per eccellenza. Nelle civiltà senza battelli i sogni inaridiscono, lo spionaggio rimpiazza l’avventura, e la polizia i corsari”. Anche nell’arte vi è la stessa strategia a comprendere il mondo utilizzando strumenti che possano mettere in moto momenti di eterotopia collettiva condivisa.
Ciascuno dei tre artisti, in tre sale personali diverse, ci consegnano una visione del tutto nuova e originale della realtà, con la carica metafisica e la condizione visionaria delle cose raccontata da Carl T. Chew, con il mistero dell’oggetto ansioso insostanziale dei luoghi inoggettivi diventati solo “non luoghi” di Reid Wood, oppure, l’intervento spesso dissacratorio e poetico tra fantasia, realtà e storia dell’arte dell’artista RCBz. Non si tratta semplicemente di pura e semplice fotografia, non la chiamerei neppure con questo nome, perché la fotografia è quella che ritrae la pelle della realtà del mondo esterno, gli oggetti, le cose, mentre in queste opere si rappresenta qualcosa che non c’è, un mondo nascosto s/velato attraverso frammenti fotografici e volutamente alterato per mezzo l’elaborazione digitale. Il risultato ottenuto è aver prodotto un’immagine destrutturata e nel contempo ristrutturata in modo concettuale che attraverso l’uso di oggetti deformati e interpretati concorrono a creare nuove situazioni, a dar forma ad un evento del tutto nuovo di tipo immaginifico e spesso fantastico. Sta solo allo spettatore decifrare e decriptare le immagini e ciò che è stato rappresentato dall’artista. In tutti questi tre artisti, nati nello stesso anno (1948), vi è lo stesso atteggiamento di fronte alla rappresentazione della realtà, tra oggettualità e virtualità, in una commistione di elementi grafici e coloristici che di fatto alterano il normale rapporto delle cose trasformandosi in qualcosa di diverso e che non è mai esistito. Sono particolari riflessioni che gli artisti fanno oggi in questo anestetizzato contesto sociale carico di grande incertezza e disumanità in cui si confezionano spesso ingiustizie che certificano il disprezzo assoluto per la condizione umana. Sia Carl T. Chew che RCBz e Reid Wood lavorano utilizzando la fotografia e la stampa digitale approdando al teatro dell’essenza e dell’eterotopia trascorrente, tra spazio esteriore e spazio mentale divenuto accadimento e essenza poetica. Questa particolare forma di dialogo e correlazione allo spazio esteriore, in un fluire di esperienze e accadimenti senza impedimenti e costrizioni la possiamo ritrovare congiuntamente nelle opere dei tre artisti americani.
Le opere ancora poco conosciute al grande pubblico nascono altresì dal bisogno di collocarsi al di là di un confine, in un’area di ricerca “marginale” capace di definire e porsi in forma alternativa alle ricerche ripetitive prodotte dal sistema ufficiale dell’arte. Un’invenzione giocata a tutto campo su “universi possibili”, intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro che nella dimensione creativa e mentale suggeriscono nuove possibilità di ricerca, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Permane in loro la proposta convincente di una ricerca volutamente di confine in un particolare campo di azione svolto tra fotografia e rappresentazione poetica, come spartiacque al modo omologato e spesso monotono proposto dal sistema istituzionale dell’arte. Sandro Bongiani
Pavilion Lautania / Spazio Ophen Virtual Art Museum
IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances Two
Carl T. Chew – RCBz – Reid Wood
Via S. Calenda, 105/D – Salerno (Italy). Tel/Fax 089 56 48 159
e-mail: bongianimuseum@gmail.com
Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
BIOGRAFIA / CARL T. CHEW
Born: 1948, Urbana (IL), lives in Seattle, Washington (Usa)
World’s Most Famous Unknown Artist!
Employment History
2010 Artist again, 2006 – 2010 Seattle Public Schools Middle School science teacher, 2004 – 2005 Self-employed visual artist, http://www.ctchew.com, 2004 – 2005 Seattle Public Schools substitute teacher, 2001 – 2004 Seattle Public Schools 4-5 teacher, Graham Hill Elementary School, 2000 – 2001 Seattle Public Schools substitute teacher, 1985 – 2000 Founded and directed The Contemporary Carpet Center, Kathmandu, Nepal, 1989 – 1990 Public Schools/Public Art, Washington State Arts Commission, 1988 Artists Unlimited, Artist in Residence, Edmonds Community College, Edmonds, WA, 1984 – 1986 State of Washington Dept. of Transportation, City of Seattle, I-90 Design Team, 1976 – 1999 Self-employed as a visual artist and musician.
Selected One Person Exhibitions
1994, Mia Gallery, Seattle, WA, January, 1991,”Too Live Chew”, Mia Gallery, Seattle, WA, January, 1990, “C.T. ‘C’elects”, Cheney Cowles Museum, Spokane, WA, September-October, 1988, “Documents Northwest”, Seattle Art Museum, Seattle, WA, March 3-April 24, 1983, “Le Extinction des Artes”, Whatcom Museum of History and Art, Bellingham, WA, 1980, “Medieval Massage Parlor”, Davidson Galleries, Seattle, WA, September, 1979, “Prehistoric Post Office”, Davidson Galleries, Seattle, WA, September, 1978, “Stamps”, The Brooklyn Museum, Brooklyn, NY, May, 1977, “Video Dig”, and/or, Seattle, WA. Several works are permanently present in the Bongiani Art Museum Collection of Salerno (Italy).
BIOGRAFIA / RCBz
Born: 1948, Minnesota (Usa), perhaps?
“Born in the east of the East River due to the murmuring anxiety of the decennial celebrations of victory, immersed in commercially financed electromagnetic mythologies, bound by a beneficent indifference to flit, flail and fritter through the ancestral Alexandrian parchments, I am not an artist; I am not a scholar; They are a faint moody impulse that goes around the intellectual float “.
RCBZ is “in it but not of it”. The situation is becoming a story that is passing into the realm of the Yeti. We have shown that everyone exists, but sightings are less and less frequent. RCBz has always lived in anonymity, it is a sort of mysterious Banksy of international postal art. Certainly much more creative than the Billboard advertising and commercial poster. We know very little about this artist and there is still no trace of biography that can reveal something more to us. We only know that he lives in Minnesota (USA). Friends, who knows something let us know !!! Currently there is no personal site where you can see his works. Some recent works of recent years are present only on: http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=73 and in this personal exhibition. Several works are permanently present in the Bongiani Art Museum Collection of Salerno (Italy).
BIOGRAFIA / REID WOOD
Born: 1948, North Carolina (USA), lives in Oberlin, Ohio (Usa).
Reid Wood was born in 1948 in North Carolina (USA). He holds BA and MA degrees in studio art from Oberlin College. He works in a variety of media, including drawing, printmaking, collage, artists books, mail art, digital imaging, and performance art. He has exhibited his work both nationally and internationally in more than 145 venues since 1975. Examples of his work can be found in a number of public and private collections and archives, including MoMA (Franklin Furnace Archive), The Sackner Archive, The Avant Writing Collection (Ohio State University), Archives of American Art (John Held, Jr. Papers), The National Institute of Design (Ahmedabad, India), Lalit Kala Akademi (New Delhi, India), The National Postal Museum of Canada, The Emily Harvey Foundation (Venice), the King St. Stephen Museum of Hungary, Museo Minimo (Naples), and The National Museum El Reina Sofia, Madrid (Sztuka Fabryka Archive). Several works are permanently present in the Bongiani Art Museum Collection of Salerno (Italy). Some recent works of recent years are present only on: http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=80 , Several works are permanently present in the Bongiani Art Museum Collection of Salerno
LA MOSTRA SVOLTA:
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Shozo Shimamoto – Guglielmo A. Cavellini – Ryosuke Cohen
IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances
Tre proposte internazionali indipendenti con un testo di Sandro Bongiani presentate in contemporanea con la 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 e in occasione del decennale dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery.
Inaugurazione Lunedì 13 maggio 2019 ore 18:30
13 maggio – 24 agosto 2019
Pavilion Lautania Virtual Valley / Spazio Ophen Virtual Art Museum
Via S. Calenda 105/D – Salerno (Italy).
Lunedì 13 maggio alle ore 18.30 lo Spazio Ophen Virtual Art Museum è lieta di inaugurare IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances, tre personali dedicate a tre artisti di confine “marginal attivi” presentati negli spazi del Pavilion Lautania in contemporanea con la 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019. Le rispettive mostre sono accompagnate da un testo critico di Sandro Bongiani e sono visitabili fino al 24 agosto 2019.
Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 58° Biennale di Venezia 2019, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e collaterale presso il “Pavilion Lautania Virtual Valley” a Shozo Shimamoto, Guglielmo Achille Cavellini e Ryosuke Cohen che riassumono compiutamente il lavoro di una ricerca marginal-attiva che inizia tra gli anni 50 e 60’ con Shozo Shimamoto, G. Achille. Cavellini, fino al lavoro recente svolto dal giapponese Ryosuke Cohen. In linea con il tema generale “May You Live In Interesting Times” della 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 che indaga sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, con una lettura della realtà osservata da più punti di vista, fra modi diversi di interpretare il mondo. Per questo evento internazionale vengono presentati 24 opere ciascuno dei tre artisti, in tre sale personali diverse, proponendo le performances, le opere Bottle crash, gli interventi Head body e le proiezioni sulla testa di Shozo Shimamoto, considerata dall’artista del gruppo Gutai la più piccola galleria al mondo, il ciclo dei lavori Pop degli anni 60’, i Carboni e le Casse che contengono opere distrutte create tra la fine degli anni 60 e i primi anni del 70’ di Guglielmo Achille Cavellini e il lavoro dell’artista Ryosuke Cohen, ancora attivo, che presenta una serie di Brain Cell e diversi Fractal Portrait Project realizzati in questi ultimi anni fino ai lavori recenti del 2019 in oltre 33 anni di continua e assidua ricerca. Le opere ancora poco conosciute al grande pubblico dei tre artisti nascono dal bisogno di collocarsi al di là di un confine, in un’area di ricerca “marginale” capace di definire e porsi in forma alternativa alle ricerche ripetitive prodotte dal sistema ufficiale dell’arte. Un’invenzione giocata a tutto campo su “universi possibili”, intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro che nella dimensione creativa e mentale suggeriscono nuove possibilità di ricerca, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Permane in loro la proposta convincente di una ricerca volutamente di confine in un particolare campo di azione svolto tra performance, scrittura e rappresentazione, come spartiacque al modo omologato e spesso monotono proposto dal sistema istituzionale dell’arte.
Si ringrazia l’Associazione Shozo Shimamoto di Napoli, l’Archivio Guglielmo Achille Cavellini di Brescia, l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya – Hyogo (Giappone), la Collezione Bongiani Art Museum di Salerno e diversi altri archivi pubblici e privati per aver concesso le opere e aver permesso la realizzazione di questo importante evento internazionale.
Pavilion Lautania / Spazio Ophen Virtual Art Museum
Shozo Shimamoto – Guglielmo Achille Cavellini – Ryosuke Cohen
IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances
Via S. Calenda, 105/D – Salerno (Italy). Tel/Fax 089 5648159
e-mail: bongianimuseum@gmail.com
Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
BIOGRAFIA
SHOZO SHIMAMOTO
Osaka 1928 – 2013, Japan
Shozo Shimamoto nasce ad Osaka, in Giappone, nel 1928. Co-fondatore del gruppo Gutai, insieme a Jiro Yoshihara, è stato uno degli artisti più sperimentatori del secondo dopoguerra. Il Gutai, primo movimento artistico radicale del Giappone, si sviluppa sul finire degli anni Cinquanta quasi in contemporanea all’arte informale europea e americana, con l’intento di rinnovare la tradizione artistica giapponese. Le prime sperimentazioni artistiche, gli Ana (Buchi), risalenti aalla fine degli anni quaranta, consistono in una serie di fogli di carta coperti da uno strato bianco di colore, su cui strofina il proprio corpo fino a creare degli squarci. Dopo aver frequentato assiduamente lo studio di Yoshihara, decide, insieme col maestro, di fondare il gruppo Gutai – Movimento d’Arte Concreta, nel 1954 A questi primi esperimenti segue Cannon Work, in cui colore è sparato sulla tela attraverso un piccolo cannone, opera che costituisce l’inizio del percorso dedicato alla liberazione casuale dell’espressività della materia. Da lì a poco Shimamoto sviluppa la tecnica del bottle crash, una pratica consistente nel lanciare bottiglie piene di colore sulla tela. L’opera diviene il risultato di un processo di relazione tra gesto e materia, tra azione e colore, il cui leitmotiv è la casualità e l’artista è attore e interprete di un’azione performativa che viene condivisa con il pubblico, testimone e completamento dello scenario di colore costruito dall’artista. Nel 1972, con la morte di Yoshihara, Shimamoto s’interessa alla Mail Art, pratica d’avanguardia che consta di invii di lettere, cartoline, buste e simili, innalzati al grado di artisticità da manipolazioni ad hoc e recapitati a uno o a più destinatari tramite posta. Shimamoto ne sviluppa una concezione personale: la sua testa rasata diviene il mezzo su cui scrivere, dipingere o apporre oggetti. Nel 1987 viene invitato dal Museo di Dallas a celebrare il centenario della nascita di Duchamp, per il quale proietta messaggi di pace e spezzoni di film sulla sua testa. Negli anni Novanta recupera la tecnica del Bottle Crash, riempiendola di nuovi significati, e realizza una serie di performances in America e in tutta Europa. Nel 2004 realizza una performance in elicottero come anticipazione della successiva Biennale di Venezia del 2005. Nel maggio 2006 la Fondazione Morra di Napoli ospita una performance “Un’arma per la Pace”, nella storica Piazza Dante, in cui l’artista giapponese getta una sfera piena di colori su una tela, sollevato dal braccio di una gru e accompagnato al pianoforte da Charlemagne Palestine. Muore ad Osaka nel 2013.
BIOGRAFIA
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
Brescia 1914 -1990
Nasce a Brescia nel 1914 in una famiglia di commercianti, alla cui attività collaborerà per gran parte della sua esistenza, assicurandosi un’autonomia economica che sarà condizione essenziale per la sua indipendenza artistica. Dopo alcune prove di iniziazione al disegno e sporadici tentativi pittorici interrompe quello che sembra un desiderio innato per convogliare tutta la sua capacità espressiva in un progetto collezionistico che lo vedrà giungere ai vertici internazionali raccogliendo e promuovendo le opere degli artisti suoi contemporanei impegnati in una ricerca informale-astratta. Riprende nei primi anni Sessanta un’attività personale sentendosi pronto a ripartire dall’esperienza fatta come collezionista per cercare una propria autonomia di linguaggio. Già da allora prova a coniugare il lavoro di altri autori in un processo di appropriazione che porterà avanti durante tutta la sua attività artistica. Parte dall’esperienza pittorico informale che modula attraverso un segno autonomo che sottolinea la scrittura autobiografica e coinvolge elementi della sua realtà personale. Nel 1965 usa gli oggetti della sua attività quotidiana unendoli a sfondi di scarto industriale in una sorta di autobiografia oggettuale. Vengono poi le cassette che contengono le sue opere precedenti soggette ad una sistematica autodistruzione e gli omaggi ad autori che rappresentano la storia dell’arte in forma di francobollo celebrativo o di ricostruzione fantastica delle loro opere più famose in cui inizia a rapportare se stesso. Dal 1968 produce i carboni bruciati con cui estende i due concetti di distruzione e celebrazione in un lavoro sistematico ed accurato su di una buona fetta della storia dell’arte. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” attraverso il quale prende forma una ramificata elaborazione concettuale che lo porta ad esporre se stesso al centro della propria opera in una specie di combattimento ideale con il sistema artistico di cui si fa analitico destrutturatore. Questo concetto da allora sarà il motore del suo lavoro che prenderà le forme più varie ed articolate, da una proliferante ed ossessiva riscrittura della propria biografia sulla realtà circostante alla formulazione delle “mostre a domicilio”, libri opera che lo condurranno al centro di un circuito mailartistico internazionale di cui fu uno dei più celebrati esponenti. Muore a Brescia nel 1990, fino all’ultimo al lavoro secondo una personale concezione del rapporto tra arte e vita di cui fu uno strenuo paladino.
BIOGRAFIA
RYOSUKE COHEN
Osaka 1948, vive e opera in Japan
Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone. Il nome della famiglia è Kouen ma su consiglio di Byron Black, ha adottato il nome inglese ‘Cohen’ come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà. Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri e icone contemporanee così com’è la sua firma, la lettera “C”. L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento Dada e Fluxus, in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più interessante nel network internazionale. Dopo Ray Johnson e Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen rimette ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere mercificata. Lo fa proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con migliaia di membri sparsi in oltre 80 paesi. Un lavoro che raccoglie ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un’unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre tre decenni. Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei vari Meeting svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia. Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio, che nasce dal contributo degli altri e si materializza insieme nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e appassionatamente coinvolti nella creazione dell’opera, rifiutando l’opera unica e concetti consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale. In oltre 33 anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance e incontri in diverse aree geografiche del mondo. Vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.
LA MOSTRA SVOLTA:
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
“Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen”
a cura di Sandro Bongiani
Dal 31 luglio al 1 dicembre 2018
Inaugurazione: martedì 31 luglio 2018, ore 18.00
S’inaugura martedi 31 luglio 2018, alle ore 18.00, la mostra collettiva internazionale a cura di Sandro Bongiani dal titolo:“Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen” che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese, uno dei più longevi e interessanti artisti contemporanei nati negli anni quaranta. Una interessante mostra collettiva in concomitanza anche della speciale ricorrenza del suo settantesimo compleanno, presentando 164 opere su un totale corpus grafico di ben 281 opere arrivate da ogni parte del mondo da importanti artisti internazionali che periodicamente si sono avvicendati a collaborare con impegno e assiduità con Cohen.
Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone, è un Mail Artista. Il nome della famiglia è Kouen ma su consiglio di Byron Black, ha adottato il nome inglese ‘Cohen’ come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà. Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri e icone contemporanee così com’è la sua firma, la lettera “C”. L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento Dada e Fluxus, in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più longevo nel network internazionale Dopo Ray Johnson e Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen rimette ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con migliaia di membri sparsi in oltre 80 paesi. Un lavoro che raccoglie ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un’unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre 30 lunghi anni, rifiutando l’opera unica e concetti consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale. Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei vari Meeting svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia. Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio, che nasce dal contributo degli altri e si materializza insieme nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e appassionatamente coinvolti nella creazione dell’opera. In oltre trent’anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance e incontri in diverse aree geografiche del mondo. Attualmente vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.
Artisti presenti: Ryosuke Cohen, Giappone I John Held, Usa I Nicolas de la Casininière, Francia I Jan Theuninck, Belgio I Josè Luis Alcalde Soberanes, Messico I Horst Tress, Germania I Pedro Bericat, Spagna I Mauro Molinari, Italia I John M. Bennett, Usa I Rémy Pénard, Francia I Virginia Milici, Italia I Lamberto Caravita, Italia I Renata e Giovanni Stradada, Italia I Rosalie Gancie, Usa I Michel Della Vedova, Francia I Vittore Baroni, Italia I Bruno Cassaglia, Italia I Tommaso Cascella, Italia I Giovanni Fontana, Italia I Antonio Sassu, Italia I Lancillotto Bellini, Italia I Mariano Filippetta, Italia I Emilio Morandi, Italia I Marina Salmaso, Danimarca I Luisa Bergamini, Italia I Guido Capuano, Italia I Dmitry Babenko, Russia I Cinzia Farina, Italia I Umberto Basso, Italia I Cesar Reglero, Spagna I Marcello Diotallevi, Italia I Fernando Andolcetti, Italia I Alfonso Caccavale, Italia I Leonor Arnao, Argentina I I Santini del Prete, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Monica Michelotti, Italia I Matthew Rose, Francia I Alberto Sordi, Italia I Guy Bleus, Belgio I Claudio Grandinetti, Italia I C. Mehrl Bennett, Usa I Alessandra Borsetti Venier, Italia I Lars Schumacher, Germania I Ernesto Terlizzi, Italia I Jacob de Chirico, Italia I Susanne Schumacher, Germania I Ruggero Maggi, Italia I Maria Credidio, Italia I Maya Lopez Muro, Argentina I Antonio Gomez Garcia, Spagna I Michel Della Vedova, Francia I Fernanda Fedi, Italia I Fernando Aquiar, Portogallo I Gino Gini, Italia I Anna Boschi, Italia I Luc Fierens, Belgio I Gyorgy Galantai, Ungheria I Alessandro Ceccotto, Italia I Giovanni Bonanno, Italia I Pier Roberto Bassi, Italia I Seiei Jack, Giappone I Ko De Jonge, Olanda I Keiichi Nakamura, Giappone I Calogero Barba, Italia I Katerina Nikoltsou, Grecia I Carlo Iacomucci, Italia I Kiki Franceschi, Italia I Antonio Baglivo, Italia I Tomaso Binga, Italia I Matthew Rose, Francia I Anna Banana, Canada I Noriko Shimizu, Giappone I Miguel Jimenez, Spagna I Rosa Gravino, Argentina I Giancarlo Pucci, Italia I Rolando Zucchini, Italia I Alessandra Angelini, Italia I Domenico Ferrara Foria, Italia I Aarol Flores, Messico I Gabi Minedi, Italia I Laura Agostini, Italia I Maribel Martinez, Argentina I Alexander Limarev, Russia I BuZ Blurr, Usa I Patrizio Maria, Italia I Franco Altobelli, Italia I Daniele Virgilio, Italia I Aleksandar Jovanovic, Serbia I Roberto Keppler, Brasile I Oronzo Liuzzi, Italia I Francesco Aprile, Italia I Osvaldo Cibils, Italia I Domenico Severino, Italia I Lucia Spagnuolo, Italia I Linda Paoli, Italia I Elena Marini, Italia I Francesco Cornello, Italia I Juan Lopez de Ael, Spagna I Mabi Col, Italia I Mzia Valerian, Belgio I Rafael Gonzales, Spagna I Miray Birce Gur, Turchia I Jaromir Svozilik, Norvegia I Fulgor C. Silvi, Italia I Stefan Reinhard, Germania I Lia Franzia, Italia I Pierpaolo Limongelli, Italia I Turkan Elci, Turchia I Claudio Romeo, Italia I Michelle, Usa I The Wasted Angel, Belgium I Angela Caporaso, Italia I Eni Ilis, Brasile I Beatriz Albuquerque, Portogallo I Anna Karina Fries, Germania I Derya Auci, Turchia I Stiliachus, Germania I Anna Miller, Oba Mail Art Group, Germania I Maria Teresa Cazzaro, Italia I Horvath Piroska, Austria I Bruno Chiarlone Debenedetti, Italia I Cecilia Bossi, Italia I Mustafa Cevat Atalay, Turchia I Vero Rigole, Belgio I Adriano Bonari, Italia I Teri Anderson, Inghilterra I Maurizio Follin, Italia I Afrodite Karamanli, Grecia I Sigrid Sack, Germania I Rossana Bucci, Italia I Roberto Scala, Italia I Cobàs (Mario Carchini), Italia I Amadeu Escorcio, Portogallo I Piero Barducci, Italia I Bayron Dede, Turchia I John Gayer, Finlandia I Nicolas Malevitsis, Grecia I Antonia Mayol Castellò, Spagna I Silvano Pertone, Italia I Francesco Mandrino, Italia I Francine Fox, Usa I Adriana Lucaciu, Romania I Kathleen McHugh, Usa I Sophia Martinon, Grecia I Janys Oliveira Fortaleza, Brasile I Marie-Christine De Grave, Belgio I Heloisa Sonaglio, Brasile. I Connie Jean, Usa I Meral Agar, Turchia I Raz Mail Art, Australia I Claire Dinsmore, Usa I Oznur Kepce, Turchia I Francisco Sanchez Gil, Spagna I Hilar Tursoluk, Turchia I Annie Label, Australia I Marysia Raposo, Brasile I Turkan Elci, Turchia I Maria Josè Silva – Mizé, Portogallo I Sharon Silverman, Usa.
“Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen”
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Via S. Calenda, 105/D – Salerno, Tel/Fax 089 5648159 e-mail: bongiani@alice.it
Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
MOSTRA SVOLTA:
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
MARCELLO DIOTALLEVI
“In forma di viaggio, francobolli e lettere da Citera”
a cura di Sandro Bongiani
Dal 18 aprile 2018 al 1 luglio 2018
Inaugurazione: mercoledì 18 aprile 2018, ore 18.00
“In forma di viaggio, francobolli e lettere da Citera” è il titolo della mostra personale che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica a Marcello Diotallevi, uno dei più interessanti artisti contemporanei italiani nati negli anni quaranta, che per questa mostra presenta 42 opere (24 Francobolli d’artista e 18 Lettere da Citera) realizzati tra il 1984 e il 2012, oltre quarant’anni di ricerca, dagli esordi figurativi dei primi anni ’80 fino a oggi.
Marcello Diotallevi, classe 1942, sul finire degli anni Settanta ha iniziato le sue irruzioni nell’area della Poesia Visiva, utilizzando le lettere dell’alfabeto per accumuli, disseminazioni liberati da qualsiasi senso e significato letterale, e in questi ultimi anni, anche del recupero del colore e dell’uso gioioso della pittura. Artista di voli a cielo aperto di “parole al vento”, di insolite lettere senza destinatario che ritornano al mittente; lettere in cui l’accumulazione grafica di simboli di tipo grafico creano nuove associazioni sempre imprevedibili e nuove, disarticolando il linguaggio e riducendolo a pezzi. L’intera produzione dell’artista di Fano nasce dall’ibridazione dei linguaggi fino a sconfinare con convincente disinvoltura nella poesia visiva. Di questi ludici interventi provocatori ne è responsabile Marcel Duchamp artista amato da Marcello per la componente estetica e concettuale. Decisamente rigorosi appaiono i francobolli d’artista e le Lettere da Citera presenti in questa mostra personale che l’artista ha creato durante la sua lunga e intensa attività. L’attenzione verso il francobollo d’artista di piccolo formato nasce nel 1984 con un francobollo “Jeune Peinture”, con fiaba al vento, presentato al Grand Palais di Parigi. Tutti i francobolli presenti trattano temi fantastici, ironici e soprattutto sociali in linea con la poetica pungente e immaginifica dell’artista fanese. Anche le lettere da Citera, opere realizzate su carta (cm 21×30) con tecnica di dattilografia su foto xerografia, rispettano questa attenzione e rigorosa severità alla composizione e al poetico messaggio nascosto e ibridato tra i lineamenti definiti del corpo. Dedicate alla donna, nascono per essere lette e magari decifrate. Francobollo, lettera e lettere dell’alfabeto diventano così gesto d’amore e nel contempo veicolo alla ricerca di un ipotetico destinatario. Una sorta di volo poetico dentro la fantasia e l’incanto con la messa a fuoco di presenze che cercano di esercitarsi al viaggio e condividere l’in-definito. Lettere dal destino vago relazionano tra gli oscuri anfratti della mente con immaginari francobolli in attesa che qualche possibile destinatario possa decrittare gli oscuri presagi della parola, si aggrappano avidamente all’immaginazione e si lasciano trasportare al flusso delle correnti, coscienti di non poter essere più significato compiuto ma sola presenza e indizio sfuggente.
BIOGRAFIA
Marcello Diotallevi è nato nel 1942 a Fano. E’ vissuto per lungo tempo a Roma dove per un decennio ha esercitato l’attività di restauratore presso il Laboratorio di Restauro in Vaticano. Ha inizio in quegli anni anche la sua attività artistica all’insegna dell’irrequietezza. Come pittore prima, poi come scultore nei primi anni Settanta, quindi per qualche tempo si occupa di grafica e infine inizia a scrivere. Sul finire degli anni Settanta hanno inizio le sue incursioni nell’area della Mail Art e della Poesia Visiva di cui è tuttora un impegnato protagonista. In oltre un quarto di secolo di attività artistica ha collaborato con suoi interventi a libri e riviste nazionali e internazionali. Nel corso del tempo ha tenuto varie mostre personali nelle maggiori città italiane, partecipando nel contempo a esposizione collettive in tutto il mondo. Fa parte del gruppo di intervento artistico “I metanetworker in spirit”. Si occupa in prevalenza di installazione, Poesia Visiva e Mail Art. E’ l’autore della copertina della Guida al Musée National d’Art Moderne – Centre Georges Pompidou di Parigi (Hazan Editeur 1983). Nel 2003 riceve l’invito a tenere una performance nella Sezione “Extra 50” della 50esima Edizione Internazionale d’Arte – Biennale di Venezia ma, non essendo egli un performer, declina l’invito. Nel 2007 è stato invitato alla 52esima Biennale di Venezia e poi nel 2011 alla 54 Biennale di Venezia, Padiglione Tibet, a cura di Ruggero Maggi. Dal 1974 vive e lavora a Fano.
MOSTRA SVOLTA:
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
“CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO”
a cura di Sandro Bongiani
Presentazione critica di Piero Cavellini
(In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia)
Dal 22 dicembre 2017 al 31 marzo 2018
Inaugurazione: venerdì 22 dicembre 2017, ore 18.00
S’inaugura venerdì 22 dicembre 2017, alle ore 18.00, la mostra Personale dal titolo “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO” a cura di Sandro Bongiani che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista italiano Guglielmo Achille Cavellini, presentando, in collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia la serie di 77 francobolli, alcuni ancora inediti, in una mostra volutamente “virtuale”, come logico sviluppo delle mostre realizzate dall’artista a domicilio, tra opere ad acrilico, intarsio, carbone, legno, collage, pennarello, serigrafia, fotografia e studi grafici preparatori creati nel corso degli anni 70’ e 80’ sotto forma di Artistamp, con il fine d’indagare una parte significativa del lavoro di Cavellini ancora non del tutto conosciuto. Nella sua ininterrotta navigazione nel territorio dell’arte GAC ha ricercato senza sosta segnali chiarificatrici che rendessero esplicito la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale. In tale contesto nascono i primi francobolli, nella seconda metà degli anni Sessanta, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale.
Una vita dedita totalmente all’autostoricizzazione, diffusa ampiamente dal 1970 in poi con mostre e cataloghi a domicilio, manifesti, spille, stickers, cimeli, francobolli, performance, happening, attendendo e programmando la celebrazione ufficiale del 2014 in concomitanza con il centenario dalla sua nascita, nel veneziano Palazzo Ducale e nei musei più prestigiosi del mondo.
Scrive Piero Cavellini nella presentazione alla mostra: “ E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo. E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”. E’ in questo periodo, quindi, che usa un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014 . Ne risulta la composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui il francobollo diviene il territorio privilegiato con cui tenta di eternizzare il proprio stato.
BIOGRAFIA di GUGLIEMO ACHILLE CAVELLINI
GAC (Guglielmo Achille Cavellini) è stato un importante studioso e collezionista dell’arte astratta europea. Dalla metà degli Anni ’40 esordisce con disegni e ritratti. Nel ’60, si dedica invece alla sperimentazione: alcuni esempi del suo lavoro sono spesso legati a citazioni, vere e proprie elaborazioni di celebri opere che ne fanno un autentico attore nella messa in scena dell’arte. GAC mette in pratica la sua teoria dell’autostoricizzazione: il fare da sé nel costruirsi attorno l’alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non è un atto di megalomane autorappresentazione, bensì l’innescarsi di una procedura alternativa: una rivoluzione all’interno della comunicazione artistica. Andy Warhol si mette a ritrarre Cavellini, e il geniaccio GAC rende omaggio a Andy con il francobollo “Le Marilyn di Warhol” (1984). L’utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), è lo strumento del suo operare. Nascono i Teatrini e i francobolli d’artista attraverso i quali viene reso omaggio ai geni della pittura: Picasso, Lèger, Matisse, Braque e nasce, anche, l’amore per la Mail Art, movimento libero e democratico che permette a GAC di avere contatti e confronti importanti con tanti artisti sparsi su tutto il pianeta.
MOSTRA SVOLTA:
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
PAVILION LAUTANIA VIRTUAL VALLEY / 1887 – Kurt Schwitters & Marcel Duchamp “UNIVERSI POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente” a cura di Giovanni Bonanno. Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017.
MARCEL DUCHAMP / 1887 – Area di Confine Porta Duchamp
Mostra collettiva internazionale dedicata a Marcel Duchamp
a cura di Giovanni Bonanno / Secondo evento contemporaneo ed indipendente progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Dal 28 agosto al 26 novembre 2017
Inaugurazione: lunedì 28 agosto 2017, ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail: bongiani@alice.it
Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
Per i 130 anni dalla nascita di Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968), lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion Lautania Virtual Valley” a Marcel Duchamp e Kurt Schwitters che riassumono compiutamente il concetto di indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono mondi e immaginari collettivi. Nell’assemblage tridimensionale “Etant Donnés” Duchamp lavora in gran segreto nell’ultimo ventennio della sua vita. Nel 1968, al momento di lasciare New York per andare a trascorrere l’estate in Europa, il lavoro è ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera ancora assai poco conosciuta nasce nel bisogno di porsi al di là, di definire e mettere in forma totale una possibile estensione dell’altro, nella necessità ulteriore di metabolizzare la realtà. Un’invenzione giocata a tutto campo su proiezioni di frammenti e“universi possibili”, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. In questa seconda collettiva internazionale sono presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti che hanno voluto condividere tale proposta come artisti di frontiera a margine di un possibile confine e spartiacque al sistema omologato dell’arte ufficiale.
Visit:
Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/contatti.php
” Tutto il Materiale è protetto da diritto d’autore “
Tutti i Diritti sono riservati, per qualsiasi richiesta occorre contattare espressamente l’artista in questione o il Bongiani Ophen Art Museum che si farà carico personalmente di contattare l’artista richiesto per avere Il permesso esplicito di Pubblicazione.
LA GALLERIA INTERATTIVA D ‘ ARTE CONTEMPORANEA TUTTA VIRTUALE
VISIT:
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Contatti: bongiani@alice.it bongiani@libero.it
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LA CRITICA D’ARTE
Tra Poesia, Arte e Critica D’Arte.
Docente Ordinario di Storia dell’Arte, ha vissuto dal 1977 al 2002 in provincia di Como. Opera e vive a Salerno e dirige l’Archivio “OPHEN VIRTUAL ART GALLERY” di Salerno visibile anche su The Saatchi Gallery , ArtSland e Artween. Attualmente scrive per varie riviste d’arte e collabora attivamente con un suo Blog su Exibart.